La deputata Laura Boldrini lancia un appello per fermare i crimini in Palestina, ma la risposta del governo di Giorgia Meloni resta deludente.
A fine settembre, la deputata del Pd, Laura Boldrini, insieme al professor Massimo Amato e al giornalista Gianni Giovannetti, ha lanciato l’appello #StopCrimesInPalestine, chiedendo un intervento urgente da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
Laura Boldrini contro Giorgia Meloni
La petizione, che ha superato le 87mila firme su Change.org, chiede un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi e la fine della detenzione arbitraria dei prigionieri palestinesi, oltre al rispetto dei diritti umani.
In risposta all’appello, la Commissione Europea ha espresso preoccupazione per l’aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza, sottolineando la necessità di un accesso umanitario rapido e senza ostacoli.
La Commissione ha anche annunciato uno stanziamento di 238 miliardi di euro per gli aiuti umanitari alla Palestina per il 2024. Tuttavia, finora non c’è stata alcuna reazione significativa da parte del governo Meloni proprio come svela la Boldrini intervistata da FanPage.it.
“Peccato che da Palazzo Chigi non c’è stato alcun riscontro alla nostra lettera inviata lo stesso giorno in cui abbiamo lanciato la petizione, segno della scarsa considerazione che la presidente Meloni ha nei confronti di cittadine e cittadini che chiedono di agire per loro conto. Invece è giunta una lettera dalla Commissione europea”, ha precisato la Boldrini.
Le critiche al governo
Laura Boldrini ha commentato che la risposta dell’opinione pubblica all’appello è stata forte, ma ha denunciato la mancanza di azioni concrete da parte delle istituzioni.
Ha criticato la presidente Meloni per non aver risposto all’appello, suggerendo che la sua amministrazione sta mostrando una “complicità silente” nei confronti delle azioni del governo Netanyahu.
“Meloni sta portando l’Italia dalla parte sbagliata, quella della complicità silente rispetto ai crimini commessi dal governo Netanyahu. Una scelta in contrasto con la tradizione del nostro Paese che in passato ha avuto ruoli di dialogo e mediazione, in Medio Oriente, in virtù della sua terzietà e della capacità di discutere e negoziare sia con i diversi governi israeliani sia con le autorità palestinesi. Oggi, nonostante la situazione sia molto più complessa, e dunque sarebbe necessaria una iniziativa politica in questo senso, l’Italia non ha più alcun peso ed ha scelto di rimanere a guardare come dimostrano anche i voti di astensione all’assemblea generale dell’Onu sia sul cessate il fuoco, sia sul riconoscimento della Palestina come membro effettivo, sia sulla richiesta i ritirare i coloni dalla Cisgiordania”, precisa ancora Laura Boldrini.
In un contesto geopolitico in evoluzione, la Boldrini ha espresso preoccupazione per un possibile cambio di scenario internazionale, in particolare in caso di una vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni americane.
“Se vincesse Trump sarebbe una sciagura e non solo per gli statunitensi. Con la Casa Bianca nelle mani del tycoon, Netanyahu avrebbe la strada spianata anche per la cacciata definitiva dei palestinesi dalla Cisgiordania e da Gaza e per la colonizzazione totale della Palestina. Se Biden non è stato in grado di impedire il massacro, con Trump non ci sarebbe più alcun freno, nemmeno diplomatico, e si andrebbe verso una fortissima destabilizzazione di tutta la regione”, ha concluso la Boldrini.